Utilizzo spazi pubblici: Memoria in Movimento scrive ai consiglieri comunali salernitani

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di Marcello D’Ambrosio

Angelo Orientale, presidente dell’associazione Memoria in Movimento, scrive ai consiglieri comunali salernitani sollevando diversi quesiti relativi alla riqualificazione e all’utilizzo degli spazi pubblici in città. “A seguito dell’ipotesi di intervento di recupero di una zona importante, nonché ricchissima di storia e di possibilità di riuso pubblico del nostro centro storico, quasi quotidianamente vari interventi, tutti meritevoli e da valutare, sull’ipotetico riuso, in particolar modo del complesso San Massimo, l’ex carcere per essere precisi. Con piacere – è quanto afferma Orientale nella nota indirizzata ai consiglieri comunali – prendiamo atto che finalmente ci troviamo dinanzi a un dibattito anche se a “distanza” e racchiuso “solo tra gli esperti”. Ad oggi non ci sembra che le varie associazioni, gruppi di cittadini, movimenti vari che pur esistono nel corpo vivo della nostra città siano state “interrogate”. Ma quello che ci colpisce di più è che tale dibattito, ad eccezione dell’ottimo intervento del professore Cacciatore, si sta facendo senza fare un bilancio di come sia stato utilizzato, e da chi e come è stato utilizzato, la parte già recuperata del nostro centro storico con gli interventi finanziati negli anni scorsi e deliberate dalle giunte precedenti. Ad esempio il Palazzo Fruscione sta svolgendo le attività previste dai finanziamenti vincolati ad una specifica funzione? Il Santa Sofia la cui gestione è stata affidata ad una società privata è fruibile dai cittadini salernitani? E la parte alta del centro storico affidata a fondazioni e gruppi vari ha un “ritorno come bene pubblico” per la città? E il San Michele è ancora affidato ai soggetti di qualche anno fa e sono ancora operativi? Sono solo delle domande su pochissimi casi che vogliamo rivolgere ai nostri amministratori pubblici affinchè in qualche modo si riesca quantomeno a limitare “storture” già registrate nel passato. Eppure di questi esempi il patrimonio comunale è zeppo, quasi “fisiologico”. Ciò è dovuto, ci riferiamo nello specifico a spazi pubblici affidati a enti e gruppi di varia natura, anche da una assoluta discrezionalità della giunta visto che la città di Salerno non ha un regolamento chiaro e preciso di “accesso” agli immobili. Quale domanda da fare? Quali priorità si dà l’ente? Quale ufficio e/o assessorato ha competenze nel censire ed elaborare la “pratica”? Ci sono criteri oggettivi da seguire per costruire una sorte di “graduatoria” per le associazioni? Sono solo domande che sottintendono la necessità di mettere “mani” su tale questione. Chi vi scrive è solo una piccola associazione, ma a detta di molti è iperattiva e completamente autofinanziata, che sin dalla propria fondazione è iscritta all’albo regionale del volontariato e che, in applicazione del dlgs vigente in materia, è in attesa di essere iscritta al Registro Unico Nazionale (RUN). Da anni, ogni anno, in mancanza di un regolamento comunale chiediamo con Pec indirizzate al Sindaco la possibilità di vederci concesso uno spazio pubblico sia per mettere a disposizione gratuitamente una nostra ricca libreria ai cittadini e alle strutture e/o istituzioni che vorranno usufruirne, sia per ordinare e catalogare il nostro archivio storico sui movimenti, gruppi, tendenze culturali e storia della sinistra salernitana e poi riversare il tutto nel nostro archivio “virtuale” già in parte operativo. Perché il materiale che noi abbiamo in possesso deve essere totalmente disponile e usufruibile da tutti con facilità. Del resto questo già avviene. Non a caso quest’anno abbiamo allegato alla nostra consueta “domanda”, che citavamo prima, varie attestazioni di sostegno e di appoggio da parte di alcune università straniere della Scandinavia, di storici del movimento operaio e/o studiosi delle società contemporanee, di saggisti, di docenti universitari e di filosofi. Sono “atti” di strutture e/o studiosi che hanno usufruito materiale del nostro archivio e con il quale hanno costruito pezzi di studi, alcuni dei quali anche pubblicati. Tutto ciò lo hanno potuto fare grazie appunto allo strumento da noi messo in piedi dell’archivio online. Pertanto con la presente le chiediamo un incontro e un confronto per meglio approfondire la nostra richiesta e sottolineare la necessità di costruire e rendere operativo, anche per la necessaria trasparenza, un regolamento chiaro e oggettivo per tutti.

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