Ancora in viaggio

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di Raffaella Mammone

Sessantanove. Numero fortunato! La risata è esplosa fragorosa. Sessantanove all’arrivo, alla fine di un altro tour che si ripete nei teatri italiani, dopo una brevissima pausa, per un secondo giro che rende felice non solo l’artista, ma anche il suo fedelissimo pubblico: quelle voci sconosciute che si uniscono nel coro, che gridano il Suo nome, che ripetono “sei grande!” gli restituiscono in emozione la fatica di spostarsi su e giù per l’Italia proponendo spettacoli unici, non sovrapponibili e assolutamente indimenticabili. Baglioni, o meglio, il “nostro” Claudio trova sempre il modo per sorprenderci, “impastando”, come un panettiere fa durante la notte, gli ingredienti che servono per ottenere un prodotto di successo: la farina che è l’amore, il sale che è la cultura della musica, l’acqua che sono le parole che scorrono, scorrono come fiumi dalla sorgente pura della sua anima così traboccante di talento da invadere, chiunque gli stia di fronte, di profonda meraviglia e voglia di ascoltare ed ascoltare ancora. Il lievito: l’emozione.

Mezzo secolo di musica, più di trecento canzoni, e adesso altri settanquattro concerti, chilometri e chilometri di autostrade da percorrere, note e parole. “Faremo ancora parecchia strada” – dice il cantautore –  “perchè ci ho preso gusto. Perchè, quando ho cominciato questo giro con il primo concerto al Teatro dell’Opera di Roma lo scorso 24 gennaio, non immaginavo di fare i primi 71 concerti nè di tornare sui palchi con Dodici note solo! Bis”. La peculiarità di questi spettacoli è che si tratta di serate uniche, singolari, ciascuna è un vero e proprio debutto. Ed anche qui una simpatica battuta ad animare di ironia e ilarità la serata. “Ne restano 69 dopo stasera” –  ha affermato scherzoso il cantante, evidentemente felice di essere tornato, dopo ben 21 anni a Salerno che, per qualche motivo, continuava a sfuggire alle leggi del calendario. Dopo le serate sinfoniche di settembre a Caserta nell’ambito della rassegna “Un’estate da Re” con l’Orchestra Filarmonica del nostro teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno, è toccato al teatro San Carlo a Napoli e poi a noi, scegliendo dunque la Campania come start e fotogramma del prosieguo dell’avventura.

Serate uniche in cui, più che ad un concerto, sembra di essere nel salotto di e con Claudio Baglioni, piacevolmente intrattenuti in conversazione, tra una canzone e l’altra, vere e proprie narrazioni dense di figure retoriche che si contendono significati e immagini come in una danza in cui tecnica e vocazione si scambiano i ruoli in quello che diventa, ogni volta, un inarrestabile viaggio all’interno di noi stessi che, in quelle canzoni, ritroviamo sempre qualcosa o qualcuno. “Non bisogna fermarsi mai”, dunque, che siano dieci dita o le dodici note di un’ottava, auspicando repliche che rischiano di dare ai tour “nomi più lunghi dei concerti”, dice provocatorio Claudio, che invece sostiene tre ore ininterrotte di spettacolo “mettendo a dura prova le vesciche dei fan!”  – ed anche qui la risata è venuta di conseguenza. Un palco, tre pianoforti e lui, che cammina, tra l’uno e l’altro in senso antiorario, con un portamento distinto ed elegante, racchiuso negli abiti scuri e signorili che gli delineano le forme affascinanti, mentre letteralmente viaggia nel tempo assieme a noi, il suo pubblico, i suoi amici seduti nel salotto, lasciandoci sentire, più o meno distintamente, ogni suono e ogni palpito emesso dalle note e dalla sua voce. Dodici note solo! Bis non vede Claudio Baglioni “solo” sul palco, ma lo vede “insieme” agli ospiti di questi teatri così belli, misteriosi e pieni di seduzione; alcuni con le volte dipinte attraverso le quali si potrebbe intravedere la Luna di “Stai su” e tutti, osserva provocatorio Claudio, con le persone “sedute a semicerchio”riunite come in un’assemblea o un incontro terapeutico dove lui arriva per ultimo: “Buonasera, mi chiamo Claudio, non canto e non suono”. Gli applausi sovrastano il suono delle risate.

Con tono pacato e dolce, Lui, Claudio è l’unico musicista in questo Assolo che, “come una corsa a mezz’aria da un sogno alla realtà” prosegue il “ballo favoloso che è lungo mezzo secolo o un attimo”…

Palco 14 posto 4.

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