Le irriverenti “manie” di Luciana Pennino

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di Davide Bottiglieri

Una raccolta tra il racconto e la riflessione, tra ironia e tenerezza, tra fantasia e realtà: un modo di novellare di cose serie e di spigolature, con la delicatezza e quella leggerezza calviniana che non è sinonimo di superficialità ma assenza di pesantezza. Dalle vacanze ai ricordi d’infanzia, dalla primavera al Natale, dalle debolezze ai luoghi comuni, dal surreale al calembour, dai modi di dire alla favola: per scandire amabilmente le manie in un caleidoscopio sensoriale, una suite di novantanove piccoli movimenti… perché cento non c’è!

– Luciana, non è mai semplice parlare di sé. Farlo attraverso questo espediente così originale, rende tutto ancora più interessante. Come mai ha scelto di fornire al lettore questo pass, questo accesso ai pensieri e al quotidiano di Luciana?

Con la scrittura, forse l’ho fornito innanzitutto a me stessa, caro Davide! È un pass che mi permette di focalizzare l’attenzione su certi pensieri, o su emozioni o umori, per smantellarli e poi ricomporli, passando attraverso un po’ di autoironia con cui allargo un sorriso sul volto.

– Ama il tuo sogno se pur ti tormenta, diceva D’Annunzio. Ama le tue manie, seppur ti tormentano. Quanto è difficile e quanto è importante imparare ad amare aspetti di sé non esattamente positivi?

Non è importante ma fondamentale… ed è difficile, tanto. Il percorso per imparare ad accettare e amare caratteristiche di me non esattamente positive, come ti esprimi tu in un’apprezzabile forma edulcorata (!), parte da lontano, a volte è tortuoso e ancora ben lungi dal considerarsi concluso, eppure stimolante.

– Come mai la scelta del microracconto?

L’inizio è avvenuto per caso, come spesso capita, e quindi non è stata una scelta precisa. A furia di scriverne, ho scoperto che il microracconto è la formula che meglio risolve la mia scrittura: la sua brevità, e al tempo stesso la sua completezza, si rivela utile ad assecondare una dote che avevo sin da bambina, la sintesi, ma che per i riassunti alle scuole elementari non si rivelava un pregio, perché all’epoca effettivamente esageravo…

– Le manie forse contribuiscono a renderci poco ordinari. E si dice che ciò che non è ordinario è sempre interessante. Quali delle tue manie ama di più?

Beh, allora io sono assai interessante…!

Quella che mi diverte maggiormente è senza dubbio il richiamo cromatico, soprattutto tra i capi di abbigliamento e gli accessori. Pensa che ultimamente sono arrivata alla stessa tinta per: montatura degli occhiali, da sole e da vista, ventaglio, mascherina, borsa, scarpe, sciarpa, orecchini e anello… Una follia!

– Molte volte ti guardi indietro, nel libro, e ricordi anni più o meno recenti. Dove nasce questa sfumatura melanconica che contraddistingue questo suo viaggiare indietro nel tempo?

Sarà che mi sto facendo vecchia… e non è una battuta. Davvero trovo che, crescendo, si assapori di più la madeleine proustiana come gusto grazie al quale provare tenere nostalgie. Forse anche la perdita dei genitori contribuisce a questa sfumatura melanconica, come la definisci tu… Mantener viva la memoria familiare è mantenerli vivi.

– Altra caratteristica del suo testo sono i giochi di parole. C’è chi delle parole ci fa ricami, orpelli, manierismi, lei invece ci gioca e lo dimostra nel suo libro. Che rapporto ha con la parola e perché questo interesse nel crearne giochi?

Mi divertono le allitterazioni e le eufonie, mi piace leggerle e mi piace crearle. Ma più in generale stabilisco complicità tra me e le parole, cosa che, nei fatti, conferma il giocoso rispetto che ho per la lingua e per ogni singolo lemma.

– Sempre in tema di parole: da buona napoletana, non disdegna il dialetto della sua città. Anzi, dal testo sembra anche molto incuriosita, oltre che affezionata, da termini e locuzioni tipicamente napoletani, o sbaglio?

Non sbagli per nulla! Riconosco ad alcuni termini del dialetto napoletano una potenza evocativa e un’efficacia espressiva non comuni. Me ne beo, e quando scrivo e quando parlo, condivido questo piacere.

– Nel suo testo, ben due racconti parlano di ansia. C’è “Ansia via mail” e “Ansia: dose minima per uso personale”. Ci descrive un po’ il tuo rapporto con l’ansia?

Eh… si tratta di un rapporto molto stretto! Tuttavia raramente l’Ansia, e le varie ansiette quotidiane in me serpeggianti, ostacolano i miei desideri. La controllo, e la mistifico agli occhi degli altri. Quando però avverto che la dose minima va oltre e rischia di crearmi un malessere ingestibile, allora con serenità rinuncio a ciò che me la procura… e che ansia più non sia!

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