Parenti orfani nelle sale d’attesa degli ospedali “Attiviamoci per facilitare le comunicazioni”

0
756

L’appello di Rosa Scannapieco, consigliere comunale di Salerno: “Manca il punto di contatto tra pazienti, medici e parenti. Si potrebbe pensare semplicemente ad una nuova figura”

Le sale d’attesa degli ospedali raccontano storie. A volte, negli occhi di chi aspetta c’è un mondo che non si riesce a contenere. Prima del Covid si riusciva a leggere cosa quegli sguardi volessero dire: ansia, preoccupazione, lacrime, a volte confusione, altre gioia nell’attendere una nuova vita. Ma oggi il Coronavirus sembra aver lasciato nel dimenticatoio proprio i familiari di chi soffre di altre patologie e attende (spesso) invano una telefonata, una rassicurazione, un “è andato tutto bene”.

Nell’organizzazione ospedaliera in Campania manca una vera e propria rete che unisca medici e Personale sanitario, i pazienti e chi rimane in “attesa” di notizie. L’anello di congiunzione proprio tra chi aspetta di sapere e chi invece vive all’interno di reparti e sale operatorie momenti difficili e spesso è solo (soprattutto in questo periodo) a combattere. A sollevare la questione è il consigliere comunale di Palazzo di Città Rosa Scannapieco. Donna sensibile ma anche medico, che nei reparti dei nosocomi ha vissuto gran parte della sua vita e di occhi e sguardi ne ha visti e incontrati tantissimi. “Ci sono parenti dimenticati e in ansia che ancora oggi mi chiedono di risolvere la questione che il Covid da più di un anno ha soltanto amplificato – ha sottolineato la Scannapieco – personalmente ho vissuto una situazione analoga. Attendevo notizie di una persona a me molto cara che stava subendo un intervento molto delicato e che lottava tra la vita e la morte e siamo riusciti ad avere sue notizie soltanto da lei, al suo risveglio dall’anestesia. Prima sono stati attimi davvero di ansia e tensione al massimo, non sapevamo neanche se si fosse risvegliata o meno”. La preoccupazione alle stelle, l’ansia che sale e i parenti che spesso vengono avvisati in ritardo o addirittura non vengono considerati, tra le corse di infermieri e gli interventi urgenti e non da effettuare, il tempo stringe.

“Si potrebbe pensare semplicemente ad una nuova figura ad esempio – conclude il consigliere comunale – che possa fare da tramite tra medici, pazienti e parenti che troppo spesso si sentono lasciati soli”. E chissà che non possa nascere proprio al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona (ma non solo) ad esempio un nuovo progetto: il “telefono amico” che possa dare conforto ma soprattutto notizie in poco tempo a parenti e amici messo troppo spesso “in attesa”. Partire dalle piccole cose ma che in realtà sono grandi, per dare anche solo per un attimo sollievo ad una società sempre meno empatica.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here