Mimmo De Maio all’Asis, nodo sull’incompatibilità

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Mimmo De Maio è presidente dell’Asis e adesso potrebbe essere costretto a lasciare (entro 30 giorni) il suo posto da consigliere comunale. L’ex assessore comunale all’Urbanistica del Comune di Salerno, oggi consigliere comunale e presidente della Commissione Urbanistica, è stato eletto alla guida dell’Asis, società pubblica, costituita da numerosi comuni, che si occupa della manutenzione di reti ed impianti idrici per la fornitura di acqua potabile. De Maio succede a Nello Fiore che, per anni, ha tenuto le redini dell’Asis e che oggi è anche in consiglio regionale al posto di Nino Savastano (tra gli indagati nell’inchiesta sistema e coop) nella lista Campania Libera. De Maio, adesso, dovrebbe avere a disposizione 30 giorni di tempo per eliminare la causa di incompatibilità, determinata dal suo ruolo di consigliere comunale di Salerno. Insieme a De Maio faranno parte del Consiglio di Amministrazione anche Italo Lullo, in rappresentanza del Comune di Olevano sul Tusciano, Gerarda Marra per quello di Pontecagnano Faiano. Ed è qui che i nodi vengono al pettine per il primo cittadino Enzo Napoli. L’imbarazzo è tutto a Palazzo di Città (dove si stanno studiando carte e regolamenti, articoli e comma), in quanto entrerebbe in Consiglio comunale Alessandra Francese (prima tra i non eletti nella lista Progressisti per Salerno) tra le protagoniste proprio dell’inchiesta giudiziaria che pende sulla testa di Palazzo Guerra e che la vede (seppur da spettatrice interessata ai fatti) “implicata” nella questione Sistema Salerno e cooperative. Proprio per questo, nella composizione della Giunta comunale il sindaco Napoli, aveva così optato per una mista e tecnica, così da non creare ulteriori bufere in quel di via Roma. Ma adesso si è tornati al punto di partenza: con la presidenza dell’Asis acquisita da Mimmo De Maio, tutto potrebbe essere da rifare con un rebus (non da poco conto) da risolvere.
IL FATTO
«Mi sono scervellato sezione per sezione, so dove votate, so dove non votate, quindi io personalmente me li vado a controllare… Io mi aspetto i voti che mi sono contato». Era soltanto una piccola parte del messaggio whatsapp che Gianluca Izzo (leader delle coop), assieme al collega Umberto Coscia, inviò su un gruppo dedicato ai soli dipendenti della cooperativa “San Matteo” alla vigilia del voto per il rinnovo del consiglio comunale. E ciò per «costringerli a votare in favore di una determinata candidatura» e, comunque per esercitare pressioni sui lavoratori, colpendo di fatto la loro libertà di voto. La candidatura in questione era proprio quella di Alessandra Francese, moglie di Izzo, in lista con i Progressisti per Salerno, a sostegno del sindaco Napoli che per un soffio, a conti fatti, non è riuscita ad entrare all’interno dell’assise comunale. La Francese è risultata la prima dei non eletti e, nonostante le scelte fatte poi sulla giunta comunale, alla fine potrebbe rientrare proprio ora in Consiglio. Alessandra è anche la sorella di Davide Francese, che è stato a sua volta tra gli indagati nell’inchiesta che ha travolto il consigliere regionale e assessore comunale Nino Savastano e che vede al momento indagato anche il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli. Tra messaggi e elezioni, la sera del 2 ottobre proprio quell’avviso arrivò sul cellulare del consigliere comunale di opposizione Roberto Celano il quale, vista la gravità della cosa, decide di pubblicarlo sul proprio profilo facebook. Le indagini, delegate alla Squadra mobile di Salerno partirono proprio da qui, aprendo nuovi spunti investigativi sulle coop e portando, nel giro di dieci giorni ad uno stravolgimento totale della cosa pubblica, gestita (ancora) da Vincenzo De Luca e dal “suo cerchio magico”. Dove, già da qualche tempo, ci sono lavoratori senza occupazione e una città abbandonata a se stessa, in attesa di altri processi e nuovi…ingressi. Che siano di una nuova società appaltatrice della manutenzione del verde pubblico e della gestione dei parchi ad una nuova consigliera comunale, che alla fine dovrà sedere tra i banchi di Palazzo Guerra, nonostante tutto.

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