Tommasetti (Lega): “Università italiana fanalino di coda, si torni a premiare il merito ed a tutelare la libertà di espressione negli atenei”

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Sostenere gli studenti, abbassare l’età media dei docenti, fermare la “lotteria” dei test d’accesso a Medicina, valorizzare il dottorato di ricerca nella pubblica amministrazione, favorire il proseguimento della carriera accademica e la libera manifestazione del pensiero negli atenei, giudicata sotto attacco.

Sono questi alcuni dei punti principali del programma rigurdante i temi universitari della Lega – e del centrodestra.

Ad esporli, ieri, a Firenze, in occasione della manifestazione organizzata dal Carroccio “Istruire o Educare – La scuola del merito, delle opportunità e delle competenze”, è stato il professor Aurelio Tommasetti, già Rettore dell’Università di Salerno dal 2013 al 2019, che ricopre, nella formazione politica guidata da Matteo Salvini, presente all’incontro, il ruolo di Responsabile Nazionale del Dipartimento Università.

“L’università che vogliamo premia il merito – ha affermato l’ex Rettore di Unisa, che ha evidenziato come per valorizzarla sia necessario agire su tre direttrici principali – La prima è quella del sostegno agli studenti, abbiamo il 51,8% di studenti iscritti contro una media europea del 58,7%.

Il dato giudicato “drammatico”, secondo Tommasetti, è quello che riguarda gli ITS, ovvero gli Istituti Tecnici Superiori: secondo l’ex Rettore di Unisa, nell’ottica di favorire la diffusione anche di saperi pratici, ne occorrono di più, anche alla luce del fatto che soltanto l’1% degli studenti si iscrive ad un corso di laurea professionalizzante. Inoltre, solo l’11,7% degli studenti risulta beneficiario di una borsa di studio e solo l’1% riesce a ottenere un posto letto”.

“Chiaramente questo comporta un deficit in termini di laureati – ha proseguito il prof. Tommasetti, snocciolando alcuni dati che testimoniano l’arretramento del sistema universitario italiano, ulteriormente peggiorato durante la pandemia – Siamo ultimi in Europa per i numero di laureati adulti, quelli over 25, e siamo penultimi in Europa – soltanto la Romania fa peggio di noi – per quanto riguarda i giovani laureati, quelli nella fascia d’età al di sotto dei 25 anni”. Un divario, quest’ultimo, aggravatosi particolarmente durante il biennio pandemico.
“Devo dire che il 2021 ci ha fatto segnare un triste primato, avevamo detto come Lega che la Dad ed il Ministro Manfredi ci avrebbero portato fuori strada – ha aggiunto sul punto Tommasetti – Mentre l’Europa cresceva di mezzo punto, dal 40,7 al 41,2%, noi abbiamo perso un ulteriore mezzo punto, dal 28,8 al 28,3%”.

Dunque, risulta necessario, secondo l’accademico, trovare un antidoto ad una tendenza al declino che sembra irreversibile.

“Bisogna agire – ha aggiunto l’ordinario di economia aziendale – tenendo presente che un paese, in cui le tasse universitarie sono tra le più alte d’Europa, in cui gli studenti beneficiari delle borse di studio sono una su dieci, in cui gli studenti che alloggiano in un posto letto universitario sono l’1%. Bisogna rafforzare l’autonomia responsabile degli atenei, stimolare le immatricolazioni e il conseguimento della laurea, ridurre le tasse universitarie, con particolare attenzione agli studenti disabili (“speciali” come li chiama Matteo Salvini), eliminare la lotteria dei test d’accesso a medicina”.

La seconda linea d’intervento, secondo il Responsabile Nazionale del Dipartimento Università della Lega, riguarda le carriere dei docenti: “Siamo l’ultimo paese d’Europa per quanto riguarda il rapporto tra docenti e studenti, uno ogni 20,3 – ha proseguito Tommasetti – Peggio di noi fa solo l’Irlanda con 20,4 e il Belgio con 21. Peraltro, si tratta di docenti con un’età media molto elevata: l’Italia è il peggiore tra i paesi Ocse, con oltre il 55,6% di essi che supera i 50 anni”.

La carriera universitaria è, infatti, lunga: la prosegue soltanto uno su dieci di coloro che terminano il dottorato di ricerca.

“L’aspetto finanziario sotto questo profilo conta molto, destiniamo alla ricerca soltanto l’1,35% del Pil, a fronte di una media europea pari al 2,06%: è un fatto meritorio che il centrodestra abbia inserito questo punto tra gli aspetti prioritati del suo programma elettorale, puntando ad aumentare questo tipo di investimenti – ha aggiunto l’ex Rettore di Unisa – Occorre contrastare il precariato dei ricercatori, difendere le eccellenze, aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo e quelli privati, finora mai valorizzati abbastanza”.

Altro problema rilevante riguarda la cosiddetta “fuga dei cervelli”, che comporta ricadute negative sia sotto il profilo umano che economico, da contrastare con un nuovo impulso alla ricerca scientifica.

“Ogni anno dall’Italia espatriano 300mila italiani, subendo una perdita di capitale umano pari a 14 miliardi di euro – ha aggiunto Tommasetti – Negli ultimi due anni sono espatriati 182mila laureati, un dottore di ricerca su cinque, 14mila ricercatori. E, di converso, paradosso dei paradossi, le imprese non riescono a trovare, per impreparazione o mancanza di profili stessi, risorse adeguate per il 32,2% della loro richiesta, per mancanza (16,2%), o per impreparazione (12,8%) dei candidati, con una perdita di ventuno miliardi di euro, pari all’1,2% del nostro Pil. Per questo bisogna fare uno sforzo per premiare il merito e contribuire alla generazione di talenti, facilitare l’assunzione di laureati nelle nostre imprese, favorendo le sinergie tra le potenzialità innovative delle imprese e la ricerca universitaria e valorizzare il dottorato di ricerca nella pubblica amministrazione”.

Altra nota dolente, che rappresenta una criticità non di poco conto nel sistema universitario, riguarda la libertà di espressione negli atenei.

“Infine, a corollario di tutto ciò – ha, infatti concluso l’ex Rettore di Unisa – bisogna difendere la libertà di manifestazione del pensiero nelle università, troppo spesso sotto attacco, anche con atteggiamenti censori, e occorre intervenire anche dal punto di vista normativo per far sì che le Università siano il luogo in cui il dibattito pubblico si accende, e non si spegne: questa è l’università che vogliamo, ed è parte dell’Italia che andremo a costruire dal 25 settembre”.

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